Metalmeccanici, una piattaforma contro se stessi
Nelle
fabbriche
non deve passare
La bozza di piattaforma presentata dalle confederazioni è da respingere.
Dicono che serve per la lotta alla disoccupazione, non è vero.
1 Il limite massimo dello straordinario non viene ridotto, rimane quello contrattuale. Non c'è nessuna richiesta di riduzione settimanale d'orario. È solo richiesto di poter usufruire dei permessi retribuiti già ottenuti . Non si fa un contratto per farne rispettare un altro già fatto.
2 Vogliono l'istituzione della banca ore. Servirà al padrone a farci lavorare di più quando ha bisogno e lasciarci a casa nei momenti di rallentamento della produzione.
3 Chiedono in sostanza l'eliminazione degli scatti di anzianità. Ora vogliono sganciarli dal 5% della paga base e trasformarli in cifra fissa. Domani diventeranno irrilevanti a causa dell'inflazione reale e saranno eliminati. Si aiutano i giovani? Nemmeno per sogno si favoriscono i padroni.
4 Sul salario chiedono 80 mila lire di aumento al 4º livello, al netto meno di due caffè al giorno per 23 giorni lavorativi. Se chiediamo di più roviniamo l'industria. In realtà vogliono spingerci agli straordinari, a sottometterci per qualche superminimo individuale, a legarci a qualche premio miserabile che arriva solo se sgobbiamo come cani.
Certo che una richiesta così bassa non farà arrabbiare impiegati di alto livello, capi e pochi operai privilegiati. Sanno che gli aumenti li contratteranno individualmente in azienda facendosi pagare la collaborazione a spremere gli operai.
5 Chiedono più "formazione" con l'intento di consegnarci al padrone sempre più svegli e preparati. Un unico problema: le ore di formazione sono a carico nostro.
Si può chiedere poco o tanto, quello che non si può fare è costruire un contratto che regala al padrone un uso più flessibile del tempo di lavoro, una riduzione di fatto dei salari contenendoli nel tasso di inflazione programmato, quando tutti sanno che i prezzi aumentano di più. Solo un gruppo dirigente sindacale cresciuto e pasciuto a fianco dei padroni poteva fare una bozza del genere.
Che i borghesi del sindacato e i loro scagnozzi nelle fabbriche possano fare quel che desiderano del nostro orario e del salario dipende da noi.
In fin dei conti in ogni fabbrica, fra gli operai ci sarà pure il malcontento, ci saranno operai stanchi di essere venduti negli accordi aziendali e in quelli nazionali, questi devono unirsi per far saltare quell'omertà che farà ancora dire ai dirigenti del sindacato: "la piattaforma è stata approvata a larga maggioranza".
Rompere il blocco di interessi che va dai manager industriali, ai dirigenti sindacali, ai delegati compromessi col padrone non è semplice. Ma non è impossibile. Occorre tentare.
Il gruppo dirigente sindacale non dimentichi che l'arma dello sciopero ci appartiene e in ultima analisi siamo noi a doverla usare, e può essere usata con efficacia sia contro i padroni che contro i loro agenti nelle fila operaie.
Associazione per la Liberazione degli Operai
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