I sindacati e gli accordi contro gli operai.

L’anno scorso 40 giovani, figli di operai Whirpool venivano avviati al lavoro con contratti a termine. Ciò ha significato l'instaurazione di un clima di ricatto, e per molti operai, la rinuncia all’infermeria o all’infortunio per gli incidenti sul lavoro. La speranza, distribuita da azienda e sindacati, di vedere il proprio figlio in fabbrica si è rivelata un imbroglio.

Un anno di produzione per il padrone e di illusioni per gli operai, questo è il risultato a cui si è giunti! Dei 40 giovani, solo 13 sono stati assunti, di cui 5 vanno a rimpiazzare altrettanti operai giunti alla pensione. Se si tiene conto degli altri pensionamenti che a breve interesseranno altri operai, il risultato è l’azzeramento delle illusioni, con i padroni che intascano profitti e gli operai più spremuti.

Aver aumentato del 2,2% la produzione, passando da 225 a 230 lavatrici per ora lavorata, non è stato certo un buon affare per gli operai. L’obbiettivo dell’azienda è raggiungere un incremento della produttività del 7,2%, gli operai dovranno fronteggiare nel futuro un altro aumento del 5% dei ritmi.

L'azienda può ben dire che la Whirpool italiana è un punto importante per la sua "strategia", a patto però, che gli operai siano ancora più flessibili e aumentino ancora di più la produttività.

Chi ha fatto credere che i padroni avrebbero affrontato il problema dell'occupazione, è inchiodato dai fatti, non può più ingannare nella sua "opera di collaborazione".

Sono gli stessi padroni che lo smentiscono. Novarese spiega che il riassetto aziendale europeo, interesserà il 10-15 % degli addetti. Dei 6 mila dipendenti in Italia, la razionalizzazione interesserà circa 800 addetti.

Ed è proprio l’aumento della produttività operaia e l’introduzione di macchinari sempre più veloci, che determinerà ancora più sfruttamento e ancora più miseria. Altro che lotta alla disoccupazione!

Se Novarese afferma che per le aziende italiane nei prossimi 10 anni non si pone il problema di una loro dislocazione, ma di una loro maggiore competitività, è perché i 400 miliardi di investimenti devono produrre profitti e per far ciò si devono macinare gli operai.

Che fare dunque? Per gli operai che già hanno sperimentato la strada nel tentativo di costruire una loro unione, come quella tentata con la riunione dell’anno scorso a Trento, non c’è altra via. Altre illusioni dovranno per forza scomparire. La necessità che gli operai si organizzino con interessi indipendenti dai padroni, non è più rinviabile.

Operai di alcune fabbriche del nord hanno già iniziato.

Agli operai meridionali il compito storico di una "saldatura", unica strada per fornirsi di strumenti adeguati ai propri interessi.

 

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