Portare la pace?

No, spartirsi il bottino ...

A Dayton i rappresentanti della borghesia serba, croata e bosniaca si sono accordati sul come dividersi il bottino. Alle loro spalle le borghesie dei paesi più potenti del mondo hanno fatto ogni pressione, ora sono impegnati a far rispettare la spartizione: nessuno si fida dell'altro, sono tutti pronti a mandare le truppe. L'affare della ricostruzione può rendere dei bei profitti.

Sessantamila soldati sono un potente esercito di occupazione.

Nei Balcani gli operai, gli strati più poveri della società sono stati spinti gli uni contro gli altri, affamati, lasciati senza casa, hanno pagato con la vita. A che cosa è servito?

Le borghesie a Dayton si sono divisi il territorio secondo i loro interessi reciproci e ora pensano a come arricchirsi sotto la protezione dei loro potenti padrini.

I soldati italiani saranno spediti a fare da guardia agli interessi degli Agnelli e di tutti quei padroni grandi e piccoli che puntano sulla ex Jugoslavia per allargare i loro mercati.

Altro che portare la pace.

In sordina e senza clamore si prepara un'azione di guerra preventiva. Chiunque non sarà d'accordo con la spartizione di Dayton dovrà vedersela con la truppa scelta. Qualunque tentativo degli operai nei Balcani di fare i conti con i responsabili di tanti sacrifici e miserie sarà represso in nome della pace concordata.

Senza l'accordo di Dayton, senza le truppe straniere - dicono - la guerra non finirà. Ma senza gli interessi dei padroni croati, serbi e bosniaci non sarebbe nemmeno iniziata.

Sono stati proprio i governi dei paesi che oggi mandano gli eserciti, a fomentare la guerra riconoscendo in fretta e furia chi uno stato chi l'altro, per garantirsi una presenza nei Balcani.

La benedizione del Vaticano è arrivata fra le prime riconoscendo la Croazia, ben sapendo di scatenare una guerra economico-religiosa.

La pace dei padroni è sempre la pace del più forte o un equilibrio instabile di forze contrapposte.

La pace operaia nella ex Jugoslavia si conquista rovesciando i padroni rappresentati a Dayton e rimandando a casa le truppe di occupazione.

Mandare i soldati italiani in Bosnia, comunque la si presenti, è un'azione di guerra preventiva. Chi voterà in parlamento a favore parlerà di pace mentre in realtà pensa già a come trarre profitto dalla presenza italiana a Sarajevo.

Siamo contro l'invio dei soldati, non siamo disposti a versare una lira per sostenere questa avventura.

Siamo con gli operai nei Balcani, nessuno porterà loro una vita migliore, tantomeno un esercito d'occupazione.

Associazione per la Liberazione degli Operai

Per contatti: Associazione per la Liberazione degli Operai - Via Falck, 44 - 20099 Sesto S. Giovanni (MI)

Ripr. in prop. 5/12/1995


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