La guerra dei produttori di latte

e

La misera fine dei metalmeccanici

 

I produttori di latte hanno vinto!

Con 15 giorni di blocchi stradali tollerati dalle autorità, sostenuti dalla protezione civile con tende e pasti caldi, i padroni delle stalle hanno ottenuto ciò che volevano.

Le multe per aver superato le quote di produzione definite dalla comunità europea nella sostanza se le accollerà il governo. I profitti dei produttori di latte sono garantiti.

La gestione delle lotte è passata direttamente in mano ai Comitati spontanei dei produttori di latte, le organizzazione storiche Coldiretti e Confagricoltura sono state mandate al demonio.

Da sempre i capitalisti delle campagne avevano ricevuto sostegno ai loro profitti da parte dei governi: sussidi alla produzione di latte, sussidi per lo smaltimento degli eccessi, pagamento di 7.500 miliardi di multe alla UE. Il governo Prodi non è da meno.

Come i sussidi governativi verranno distribuiti dipenderà dal peso economico di ogni produttore, dai collegamenti politici di ognuno. Naturalmente i padroni più grossi cercheranno di far fuori quelli più piccoli ed entrambi continueranno a premere sugli operai delle campagne per tenerli a salari di fame ed orari infernali. Se non basterà inizieranno una campagna antieuropea, nazionalista dopo che si sono pappati gli aiuti comunitari.

Tutti hanno interesse che la produzione venga limitata per tenere, con i prezzi alti del latte, alti i profitti. I padroni delle stalle francesi, tedeschi e italiani preferiscono abbattere capi di bestiame, chiudere stalle dietro lauti compensi, lasciare a casa operai piuttosto che far scendere il prezzo del latte. I loro profitti potrebbero cadere.

Un sistema che mentre limita la produzione di latte per il profitto lo toglie dall’alimentazione delle classi più povere a causa del prezzo alto.

I produttori nazionali di latte sono fratelli quando si tratta di tenere i prezzi alti, ma diventano nemici quando si scannano per la divisione delle quote di mercato e chiedono aiuto ai propri governi.

Il governo ha svolto la sua funzione velocemente: ha capito le necessità dei padroni delle stalle ed ha varato le misure necessarie a sostegno dei loro profitti.

 

La misera fine dei metalmeccanici

 

Gli operai metalmeccanici hanno perso!

Con 9 mesi di manifestazioni pacifiche, scioperi spuntati e mediazioni governative i metalmeccanici hanno ottenuto un aumento di salario fittizio che è una riduzione reale. Fra inflazione, esclusione della tredicesima sul TFR, assorbimento degli scatti, allungamento del contratto e limitazione della contrattazione integrativa il risultato è ampiamente negativo.

Le responsabilità sono chiare. Siamo stati svenduti al ribasso.

I padroni non si sono mossi di un metro. I salari dovevano essere schiacciati per garantire i profitti e così è stato.

I sindacalisti, invece, hanno ceduto su tutta la linea. Non hanno mantenuto un solo impegno. Le 265 mila lire di aumento erano solo demagogia spicciola.

Il governo Prodi è un governo amico? Non certo degli operai, sicuramente degli industriali. La sua proposta di accordo ha favorito i padroni e i loro interessi. Non dimentichiamoci che questo è un contratto che non ha alle spalle la scala mobile.

Coloro che hanno chiesto l’intervento mediatore del governo possono dirsi soddisfatti. Prodi ha sentito le necessità della Confindustria e ne ha fatto la base di quello che chiamano l’unico accordo possibile.

Solo Bertinotti è capace di fare bene il saltimbanco. Sostenere il governo e criticare la mediazione di Treu. Ha imparato bene la lezione dell’ambiguità, anche i socialisti erano al governo con la DC mentre dicevano di esserne i veri oppositori.

Come operai abbiamo la maggiore responsabilità.

Non siamo più capaci di organizzare proteste sociali significative. Ci hanno completamente legato mani e piedi con le menate legalitarie che solo noi rispettiamo mentre le altre classi non ne tengono conto in nessun modo.

Qualunque borghese del sindacato può dire di rappresentarci e firmare accordi di svendita senza nemmeno chiederci cosa ne pensiamo. Sono così sicuri che gli operai non riescano ad esprimere nuovi rappresentanti che qualunque critica viene assorbita.

In generale gli operai accettano di vivere sottomessi in una società dove i padroni, per fare i padroni, non si fanno problemi a spingerci nella miseria.

La responsabilità è nostra finché non facciamo saltare per aria tutta la gabbia dorata che fa degli operai degli schiavi moderni. I padroni con la collaborazione dei sindacati hanno vinto a Roma, possono perdere a casa loro nelle fabbriche.

Nessuna collaborazione, nessuna tregua. La Federmeccanica può convincere i dirigenti sindacali che un contratto diverso non era possibile. Chi deve vivere con meno di un milione e cinquecentomila lire al mese siamo noi e tocca a noi l’ultima parola.

Una rete di operai che la pensa allo stesso modo si può annodare.


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